L’EUROPA SIAMO NOI
C’è la masseria di nonna Geltrude, per raccogliere e mettere sotto conserva i tradizionali prodotti della nostra terra; peccato che non abbia gli operai e, se volete acquistare qualcosa, vi rispondono che non ancora hanno stabilito il prezzo. Comunque, qualunque sia il prezzo, basterebbero alcune centinaia di euro per comprare i pochi prodotti, spaziosamente esposti sopra gli scaffali. C’è, poi, il grande caseificio che ha acquistato centinaia di pecore, ma non gl’importa di vendere latticini e formaggi, perciò non affannatevi a cercarli nei negozi. E infine guardate quanta proliferazione di laboratori, tutti protesi alla produzione di pasta, gelati e quant’altro, in palazzi monumentali di altissimo pregio, per lo più circondati da bellissime macere di pietra viva ed alberi già grandi.
Mi sono avventurato un giorno a cercare uno di questi laboratori al servizio dell’Europa, da lontano era un luccichio d’architettura senza risparmio, e giunto sotto l’imponente complesso ecco che una minuscola targhetta indicava finalmente il laboratorio: uno stanzino treperquattro, tutto lì.
Ma la cosa che mi lascia stupito, più ancora di queste iniziative con improbabile nicchia commerciale, è la proliferazione di fichidindia, un po’ ovunque intorno a noi. E’ scoppiato un grande amore dell’uomo per questa pianta? Immagino saremo sommersi, fra pochi anni, di grandissime macchie in ogni dove. Non so bene come la cosa funzioni e sono portato a pensare ch’è proprio l’amore a muovere certi passi; ma non è, per caso, che oltre al nobile sentimento spingano generosi finanziamenti a tutela delle colture tradizionali, piuttosto che per i nuovi insediamenti?
Una volta si diceva “tanto paga Pantalone” e vediamolo chi è questo Pantalone, così scopriremo che è lo Stato direttamente, oppure la Cassa comune dell’Europa, a cui l’Italia versa annualmente la propria quota. Cioè, a ben pensarci, Pantalone siamo proprio noi!